Regista: Lars Von Trier
Attori: Charlotte Gainsbourgh, Stellan Skarsgaard, Shia LaBoeuf, Stacy Martin, Uma Thurman, Willem Dafoe, Christian Slater, Connie Nielsen, Mia Goth, Jamie Bell
Anno: 2013
Lars Von Trier oltre che ad essere un grande regista è un personaggio molto interessante. Al di là delle innumerevoli fobie tra cui una spiccata ipocondria e una paura di volare tale da impedirgli di prendere aerei, è ormai chiaro che quello che ama più fare è provocare giornalisti e addetti ai lavori. Sono ormai note le sue uscite sul nazismo al festival di Cannes di qualche anno fa, che lo hanno portato ad essere radiato e ad entrare in silenzio stampa fino all'ultimo festival di Berlino, dove per l'occasione ha sfoggiato una maglietta con la palma e la scritta "persona non grata". Attorno alla sua figura si è creata una sorta di muraglia fatta di perbenismo e moralismo e ciò ha influito sul suo ultimo film "Nymphomaniac", in particolare sulla sua distribuzione.
Annunciato dallo stesso regista come un film porno, il film è stato suddiviso in due versioni, una prima più "puritana" e una seconda senza tagli con più scene di sesso. Queste versioni sono state a loro volta suddivise in due parti, che possiamo distinguere come la giovinezza di Joe, la protagonista, e l'età adulta della stessa. In Italia, il film dovrebbe uscire ad aprile grazie a lapo Elkann, che ha permesso la distribuzione anche nel nostro paese.
Uma Thurman pensava fosse un porno |
Inizia così il racconto sull'esplorazione sessuale di Joe, che lei stessa divide in otto capitoli. Si parte quindi da una Joe bambina, che scopre la sua vagina e ne rimane incuriosita, per poi passare ad una Joe adolescente e giovane (Stacy Martin) che si gode i piaceri del sesso, prende parte alla setta "mea vulva" e affronta il suo primo amore, fino a giungere ad una Joe adulta seduta sul letto di uno sconosciuto a cui sta raccontando tutto il percorso che l'ha portata ad essere lì con lui in quel momento. Ad ogni capitolo Seligman fa qualche paragone tra immagini intellettuali e le avventure sessuali di Joe, che le usa per intitolare i diversi capitoli: le immagini religiose vengono così riprese quando Joe racconta la sua avventura col masochismo, paragonato alla differenza tra la chiesa d'oriente e la chiesa d'occidente; quelle legate alla pesca rimandano ad una Joe adolescente intenta a vincere la sfida con la sua migliore amica su chi fa più sesso su un treno. L'immagine più forte è però quella del sesso come una polifonia: la voce più bassa corrisponde a un signore obeso che la fa felice usando la lingua, quella intermedia coincide con un cappellone che la cavalca e infine, la voce acuta consiste nel sesso con l'unico uomo che abbia mai amato, Jerome (Shia Labeouf).
La polifonia di Joe |
Per certi versi si potrebbe dire che "Nymphomaniac" sia la versione femminile di "Shame", il film del 2011 di Steve McQueen, dove un bravissimo Micheal Fassbender interpretava un erotomane.
Anche lì, infatti, veniva mostrata la sua "fame", la sua dipendenza dal sesso che lo conducevano a situazioni tavolta pericolose e discutibili come succede anche a Joe.
La differenza tra le due opere sta tuttavia nel raccontare queste due dipendenze caratterizzate da una stessa natura: mentre in Shame seguiamo con stile quasi documentaristico le vicende quotidiane del protagonista senza risalire alle origini della sua patoligia, in Nymphomaniac possiamo invece scoprire tutta la storia. Se nel film di McQueen il finale rimane più ambiguo, nel film di Von Trier, invece, Joe raccontando la sua storia subisce quasi una catarsi e capisce di essere stanca e di volersi sistemare.
Una coppia perfetta |
Il film ha una prima parte da urlo, forse più superficiale e leggera ma d'altronde è anche centrata sulla giovinezza di Joe, interpretata da Stacy Martin, esordiente che ci mette anima e soprattutto corpo. La seconda parte invece tende ad essere un po' confusa, con alcuni passaggi non molto chiari, come quello tra Joe ninfomane e felice a quella di Joe criminale e poi maestra criminale. Certe scelte sembrano essere quasi dettate dalla voglia di chiudere il film, nonostante sia bello e quasi poetico che Jerome sia l'inizio e la fine di tutto del suo percorso.
Il film complessivamente è comunque bello e quando uno pensa che sia finito, c'è poi quel colpo di scena che dimostra quanto schifo faccia l'uomo e che nessuno, secondo Von Trier, si possa salvare.
Voto 8\10
La personale parodia della locandina da parte di Andy Samberg
Sono d'accordo con l'idea che il film non sia per niente maschilista: Joe non viene mai giudicata da Seligman, che non riesce a cogliere il buio che lei legge in se stessa ed è anzi il fulcro della sua catarsi.
RispondiEliminaHo trovato il film molto poetico, quasi una favola moderna.
Grande Bea, sapevo che io e te saremmo state d'accordo ;)
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