sabato 13 dicembre 2014

Sons of Anarchy- Final Ride

La settimana che sta per chiudersi ha visto la fine definitiva della cavalcata dell'MC più famoso della televisione: i SAMCRO. Era il 2008 quando con le loro Harley hanno invaso gli schermi di mezzo mondo, ottenendo grande successo a livello di pubblico e di critica, nonostante lo snobismo delle cerimonie. Come avevo già detto in qualche post fa, non sono una fan della serie della prima ora. A dire il vero ho cominciato a guardarla la primavera scorsa, allineandomi poi con l'uscita della conclusiva stagione.

                                                   



Cosa dire...la settima stagione è cominciata a rilento. D'altronde sembra essere un po' il marchio di Sutter: partire col freno a mano alzato per poi accelerare vorticosamente verso la fine.
"Previously on Sons of Anarchy", Jax teneva tra le braccia una Tara uccisa brutalmente da una Gemma su di giri. Come al suo solito all'Ape Regina va tutto bene, grazie anche allo zampino di Juice che la protegge uccidendo lo sceriffo presente sulla scena dell'omicidio.
Per pararsi a vicenda, mettono in piedi la storia che a far fuori Tara sono stati i cinesi. Di conseguenza,  per metà stagione vediamo un Jax, accecato dalla rabbia e dalla sete di vendetta, mettere in atto un vero e proprio sterminio della razza cinese.
Il club è tutto con il proprio presidente, nessuno si prende la briga di dirgli che sta forse un po' esagerando e di fermarsi un attimo a pensare. No, tutti a far fuori quei poveretti dei musi gialli.
Nel frattempo, l'uomo che, date le premesse, sarebbe dovuto morire di cancro tipo nella prima stagione, Unser, è ancora vivo e vegeto e decide di tornare a fare il poliziotto, per scoprire chi è il vero assassino della sua amica Tara, sii credici...
A cambiare le cose e a far aprire gli occhi a Jax, ci pensa suo figlio Abel, che dall'alto dei suoi cinque/sei anni sembra essere un po' più sgamato di papà e di non credere tanto alle palle che gli racconta la nonnina.


Ci stiamo avvicinando alla fine della serie e improvvisamente Jax si rende conto che tutta la sua vita è stata basata su una serie di bugie, partorite da Gemma in nome del club e della famiglia.
Ritorna quindi il "principe" umano e per certi versi saggio che capisce cosa è giusto e sbagliato e agisce per rimediare ai danni provocati.

Analizzando le stagioni passate, avevo detto che la vita di Jax era stata influenzata da due eventi determinanti: il rapimento del figlio Abel e la tragica morte di Opie. Questo prima della scomparsa di Tara, che per lui ha sempre rappresentato uno spiraglio di luce, una sorta di grillo parlante che manteneva il suo lato umano. Lo si vede soprattutto della sesta stagione, quando, grazie a lei, si rende conto che può sperare di essere una brava persona e di assumersi le sue responsabilità.
Ora che sua moglie non c'è più, la sua capacità di ragionare è totalmente offuscata e non ha più nessuno che lo indirizzi verso la strada giusta. E', infatti, circondato da persone che gli vogliono sì bene, ma che non riescono ad avere lo stesso effetto positivo su di lui che esercitavano, invece, un Opie, una Tara e anche un padre seppur defunto. Ci sono Nero e Wendy, gli unici veramente intenzionati a vivere in onestà, ma le loro azioni sono influenzate e offuscate dall'amore e dalla voglia di accettazione. E poi c'è Gemma, l'ape regina, la Madre, forse il vero cattivo di tutta la serie. Alla fine si rende conto lei stessa delle conseguenze catastrofiche delle sue bugie: una guerra violenta e sanguinosa che ha comportato la morte di uno dei membri più "pesanti" (in tutti i sensi) del club, Bobby. Le bugie però hanno le gambe relativamente corte e il marcio di Charming viene a galla grazie a un bambino. Le parole di Abel sono come una sveglia per Jax, che sembra uscire dal torpore che lo avvolgeva e vedere il mondo con una luce diversa.



Grazie a questa epifania, ritorniamo a vedere, seppur brevemente, il Jackie Boy delle prime stagioni: un brav'uomo che convive con il suo lato criminale. Capisce allora di dover rimediare ai casini che ha combinato e in particolare, di dover onorare la volontà del padre e di sua moglie: garantire un futuro migliore per i suoi figli, lontani dalla criminalità e da Charming (anche se Abel sembra essere intenzionato a seguire le orme di papà). I cattivi devono scomparire e così Jax si trasforma in "the Reaper", la morte, e uccide coloro che vivono all'insegna dell'illegalità, della menzogna e della corruzione: sua madre Gemma, Barosky, Marks e lui stesso. I suoi piani sono chiari, vuole mettere tutto a posto e come dice alla Patterson: "the bad guys lose".
Jax si sacrifica, perfettamente consapevole dell'eredità del padre e se ne va serenamente, accogliendo il suo destino. La splendida canzone, scritta appositamente da Sutter, che accompagna gli ultimi momenti dell'Amleto su una Harley, racconta il suo viaggio dall'inizio fino alla fine.
Sutter non lascia nulla al caso e riempie la serie di simboli: i corvi (in inglese anche murder, come il titolo della canzone) aprono e chiudono la serie e possono essere visti come un invito a unirsi al club o la spiegazione che il destino di Jax fosse già scritto da subito; la barbona che si scopre essere una sorte di angelo della morte; il camionista Micheal Chiklis (protagonista di The Shields, la precedente serie di Sutter), una sorta di moderno Caronte che traghetta le anime di Gemma e Jax nell'aldilà.
Sutter ha rispettato l'opera di Shakespeare, conferendo "epicità" a quella che altrimenti sarebbe una semplice serie su un clan di motociclisti.
Tuttavia, nonostante sia una fan devota, devo avanzare delle critiche. Sons of Anarchy è durata sette anni e per forza di cose non poteva essere sempre di grande livello. Di conseguenza, è un bene che sia finita prima di cadere nel ridicolo, come ad esempio è successo a True Blood, anche se la sua qualità l'aveva persa molto presto. Il pregio è che Sutter sapeva fin da subito come terminare. In quest'ottica, ha mantenuto una certa linearità con la storia senza deviare più di tanto e aggiungere elementi paradossali. La sua caratteristica, già detta, quella di partire piano e di andare poi a mille verso la fine, gli ha un po' remato contro, rendendo alcune stagioni forse un po' troppo pesanti nella visione, in particolare le ultime due. La sesta è stata ricca di eventi significativi, ma la mancanza di azione e la sovrabbondanza di dialoghi l'ha resa un po' lenta e a tratti noiosa. La stessa cosa più o meno vale per la stagione conclusiva, che ha visto per la gran parte del tempo un Jax impazzito far fuori gente a destra e a manca senza un particolare sviluppo, per poi arrivare alla rivelazione quasi finale come un fulmine a ciel sereno. Questa "lentezza" ha impattato anche delle morti che dovevano essere particolarmente significative, come quella di Juice che da codardo che era, ha accetta il suo triste destino da signore, ma soprattutto quella di Gemma. Insomma, uno attende che la stronza crepi da sette stagioni e la si uccide in un modo così "dolce". Mi sarei aspettata che Jax gliene dicesse di ogni o chiedesse spiegazioni, insomma un minimo confronto. Io capisco che comunque le volesse ancora bene e che non riuscisse ad odiarla del tutto, però...
Un'altra cosa che mi è sembrata un po' ridicola e che non mi ha fatto apprezzare al 100% il finale è stato l'inseguimento della polizia. Per carità, gli ultimi minuti sono bellissimi e sono accompagnati da una splendida canzone da giorni in loop a casa mia. Il fatto è che vedere per tutto questo tempo un esercito di poliziotti inseguire una persona senza insistere un attimo, quasi come se lo scortassero, non lo so, l'ho trovato un po' forzato. Comunque sia, ora Sons of Anarchy è finito. Niente più Charlie Hunnam con il suo bel culetto e niente più motociclisti o perlomeno fino all'arrivo di "The First 9", la serie prequel di SOA, che dovrebbe avere come protagonisti i membri fondatori dei SAMCRO, in primis JT, il papà di Jax.

Sons of Anarchy è uno di quei telefilm che fanno fatica ad entrarti dentro e quando ci riesce, poi si trasforma in una vera e propria droga. Ora che è finito, penso che per gli "addicted" servirà un gruppo di mutuo aiuto com'era successo già con Breaking Bad. Nell'attesa, dovrò recuperare un'altra serie della mia lista per sviluppare una nuova dipendenza. Stay tuned.



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