
Dopo aver attraversato una fase più dark, caratterizzata dalla frequentazione con Marilyn Manson, la giovane Evan si è rimessa con il primo amore, Jamie Bell (Billy Elliot), con cui si è sposata e ha appena avuto un figlio. In realtà non è che abbia mai smesso di lavorare, si è semplicemente data a progetti più indipendenti, fatta eccezione per le "idi di marzo" al fianco di Clooney e Gosling o "the wrestler".
Proprio fra questi progetti secondari rientra il film di cui sto per parlare, una di quelle pellicole dallo spirito "indie-ma-non-troppo", dove la ex-tredicenne problematica è protagonista al fianco di Scott Speedman.
Ve lo ricordate Scott Speedman? Il nome in effetti non dice niente, però era Ben in Felicity, quel telefilm che davano in onda il sabato pomeriggio su rai2 e che il guardarlo, mi faceva sentire grande, dato che riguardava universitari e non liceali. Il serial, tra l'altro, fu creato da J.J Abrahams, personaggio il quale non penso abbia bisogno di presentazioni.
Bene, chiusa questa digressione, parliamo del film: "Barefoot".
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"Hit me baby, one more time!" |
Quella sera stessa la ragazza viene importunata dal collega di Jay, che interviene e manda al suolo il pervertito. Daisy riesce a scappare, solo che non ha nessuno e non ha la minima idea di come sia il mondo esterno e la società. Jay così decide di aiutarla e la porta con sè al matrimonio del fratello a New Orleans, presentandola ai genitori e ai parenti come la sua fidanzata. Tutti, in particolare la madre di Jay, rimangono colpiti dal candore della ragazza, che mostra il suo disadattamento chiamando lo champagne profumo o andando in giro a piedi scalzi. La sera del matrimonio però Daisy soffre di un attacco di panico molto forte e così Jay decide di riportarla a Los Angeles usando il tanto amato camper d'epoca del padre.
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"Su dammi una patatina..." |
Il film non brilla di originalità, la trama è semplice e lineare, eppure ci si affeziona ai personaggi, che risultano stereotipati fino ad un certo punto.
Jay, infatti, sembra il classico bello e stronzo eppure dimostra di essere il contrario quando ha a che fare i malati mentali che non li tratti com tali ma come amici, senza giudicarli. Questo è fondamentalmente il motivo che poi lo porta ad affezionarsi a Daisy e a capire che in realtà la ragazza è lucida. Evan Rachel Wood aveva già mostrato di essere brava nell'interpretare bionde svampite, come in "Basta che funzioni" di Woody Allen, e qui soprattutto riesce a non andare sopra le righe, mantenendo Daisy "reale" ed evitando fortunatamente il rischio di renderla stupida e irritante.
Nel complesso, il film scende veloce come un calice di prosecco ed è perfetto per trascorrere un paio d'ore senza arrovellarsi il cervello.
Voto 7\10
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