martedì 9 aprile 2013

The perks of being a wallflower

Ho sentito parlare molto di questo film, un po' perchè è la prima esperienza post-Harry Potter di Emma Watson, un po' perchè rientrava nel buzz durante il periodo cerimonie di premiazione. The perks of being a wallflower (in Italia " Noi siamo infinito") è un film che ha il grande pregio di affrontare temi delicati come l'omosessualità e gli abusi sessuali in un'epoca non molto distante ma ancora cieca di fronte a queste tematiche. Il tutto visto dagli occhi innocenti e sgranati di Charlie (Logan Lerman), una matricola liceale, che avrebbe dovuto affrontare gli anni delle superiori insieme al suo miglior amico, che invece si è tolto la vita poco prima. Charlie scrive lettere ad un amico immaginario per svariate ragioni come " il non aver cercato di dormire con quella persona a quel party anche se avrebbe potuto". Charlie non ha amici e l'unico che si avvicina maggiormente a questo tipo di figura è il suo professore d'inglese (Paul Rudd), che si rivede un po' in lui. Un giorno ad una partita conosce Sam (Emma Watson) e Patrick (Ezra Miller), due fratellastri un po' eccentrici dell'ultimo anno. Lo prendono subito in simpatia e presto lo inseriscono nella loro cerchia di amici, anch'essi outsiders. Tra alti e bassi, si rendono profondamente conto di quanto siano importanti gli uni per gli altri, tra Charlie, segretamente innamorato di Sam e Patrick che vede nella giovane matricola una figura in grado di comprenderlo e non giudicarlo per quello che è. Significativa è la scena in cui guidano in un tunnel, con "Heroes" di David Bowie che fa da sottofondo. L'allargare le braccia, guardare le luci, la strada fa veramente sembrare che in quel momento per loro infinito siano degli eroi.
Il film è stato presentato all'ultimo festival di Toronto ed è stato accolto molto bene dalla critica. Come ho già accennato precedentemente, si tratta di un film che affronta tematiche attuali inserite in un'epoca passata ma vicina. Ciò permette ai nostalgici di apprezzarlo (in parte anche per le belle musiche) e ai più giovani d'identificarsi con i fragili protagonisti. Questo aspetto è quello che forse mi è piaciuto di più, ovvero sia come viene mostrata la fragilità, da Charlie con il suo passato di sofferenze a Sam, che s'innamora sempre della persona sbagliata, fino a Patrick che non può camminare con il suo ragazzo senza rischiare di essere aggredito o insultato. Loro fanno capire quanto sia difficile l'adolescenza e quanto sia difficile trovare qualcuno che ti comprenda e non ti giudichi per quello che sei, incoraggiandoti.
Logan Lerman, meglio noto ai più come Percy Jackson, è molto bravo nell'esprimere il senso di disorientamento e l'amore e devozione che Charlie prova per i suoi amici. Ezra Miller, già abituato a fare l'adolescente complicato (era Kevin in "dobbiamo parlare di Kevin" con Tilda Swinton) e sopra le righe, non si smentisce e conferisce al suo Patrick la giusta complessità. Se devo essere sincera sono rimasta abbastanza indifferente da Emma Watson, per carità brava, ma rispetto agli altri due, forse anche per il personaggio di Sam, non mi è sembrata allo stesso modo convincente.
Comunque sia, apprezzo molto i film che sono fatti col cuore e questo ne è un esempio. Probabilmente ciò dipende dal fatto che è autobiografico e che quindi il regista, Stephen Chbosky anche sceneggiatore e autore del libro da cui è stato tratto, ci abbia messo una certa cura e amore nel realizzarlo.
Certo, non è un capolavoro, ma non annoia e coinvolge e ricorda per certi aspetti i film di John Hughes con i suoi adolescenti agitati e speranzosi.

Voto 7/10

Forse non tutti sanno che:
  • Mae Whitman che interpreta Mary Elizabeth è una cosiddetta "child-star". Era la figlia di George Clooney in "Un giorno per caso" e l'ultimogenita del pilota ubriacone di Independence Day.
  • Stephen Chbosky, regista, scrittore e sceneggiatore, è anche co-autore della serie tv Jericho.
  • Il film ha vinto svariati premi tra cui miglior film d'esordio agli Indipendent Spirit Awards e miglior film drammatico ai People Choice Awards, che hanno premiato anche Emma Watson.

2 commenti:

  1. Ciao,
    anche io ho apprezzato questo film. La sua delicatezza si è imposta sul background, musicale e non, dei tre protagonisti che mi è sembrato un pò troppo "costruito"

    nickoftime
    icinemaniaci.blogspot.com

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  2. Hanno giocato tanto sulla musica secondo me per contestualizzare meglio l'epoca e per attirare un pubblico hipster, anche se non conta tanto ai fini della storia, fatta eccezione per Heroes di Bowie

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